Lunedì, 20 Febbraio 2006 17:58

Edizione 2005: La tesi di master di Laura Giannetti

Scritto da  Gerardo

La dott.ssa Laura Giannetti
LA CRISI DELLE CULTURE: J. RATZINGER, F. NIETZSCHE, S. WEIL

Nel seguito, puoi leggere l’abstract della tesi di L. Giannetti
La mia tesina è un lavoro molto personale, si tratta di un commento filosofico al testo di Ratzinger L’Europa di Benedetto nella crisi delle culture, libro di cui ho assistito alla presentazione che si è svolta a Siena, presso il Santa Maria della Scala, il 24 ottobre scorso, alla quale era presente anche il prof. Giuseppe Cognetti (Docente di Filosofia Comparata delle Religioni) che, nelle vesti di moderatore, ha tenuto un discorso che ho seguito con attenzione e che ha stimolato il mio interesse verso la lettura e l’approfondimento del libro.
Premetto che io ho avuto un’educazione cattolica, ho ricevuto il battesimo e gli altri sacramenti, ma negli anni ho maturato un’avversione verso la gerarchia ecclesiastica che mi ha portato al rifiuto in toto del cattolicesimo; poi vuoi per il percorso di studi filosofici intrapreso, vuoi perché si cresce, ho cercato un approccio più morbido verso una cultura che ad ogni modo fa parte di me. È con questo intento che ho indagato il libro di Ratzinger.
Il mio lavoro si intitola La crisi delle culture: J. Ratzinger , F. Nietzsche, S. Weil. Ho tentato di mettere a confronto il pensiero di Ratzinger con i due filosofi citati non per fare polemica, ma per comprendere, anche se sono consapevole che l’accostamento di questi tre nomi può sembrare molto azzardato: Joseph Ratzinger è l’attuale Papa, il nome di Friedrich Nietzsche è immediatamente collegabile a quello dell’Anticristo (una delle sue opere più famose), e Simone Weil è una personalità dalle molte sfaccettature, non inquadrabile in un filone di pensiero vero e proprio (sappiamo che lei riceve un’educazione agnostica, nel corso della sua vita ha un’esperienza mistica e in punto di morte chiede di essere battezzata).

Il pensiero di Nietzsche mi ha aiutato a descrivere la crisi dei valori dell’uomo contemporaneo, che anche Ratzinger avverte e condanna “una cultura che esclude Dio dalla coscienza individuale e ritiene che razionale è solo ciò che si può provare con gli esperimenti”. In questo punto si evidenzia la crisi dovuta al disintegrarsi del paradigma scientifico della razionalità che, a partire da Cartesio, si è imposto come unico valido, nel senso che ha preteso di estendersi anche alle verità di fede. Paradossalmente il risultato del processo è la distruzione della fede perché razionalmente si può dimostrare sia l’esistenza di Dio, sia il contrario. È così che la scienza si è sostituita a Dio. Il problema è che, in questa sostituzione, il progresso scientifico alla fine non ha dato all’uomo quella felicità che si aspettava, è da qui che si è sviluppato il nichilismo con la crisi di tutti i valori, ed è su questo punto che si può trovare l’accordo fra Nietzsche e Ratzinger.

Tutto questo è stato causato da un cattivo uso della ragione, e ciò mi ha spinto a cercare, nella storia del pensiero, un ridimensionamento della ragione. Il miglior esempio, secondo me, è individuabile nello scetticismo pirroniano rielaborato da Sesto Empirico, che sostiene l’inconoscibilità della realtà da parte della ragione, in quanto per ogni ragione è possibile trovarne una opposta. Lo scetticismo elabora un discorso contro il dogmatismo, in questo senso sostiene quel “relativismo” dei valori che per lo scettico dovrebbe condurre all’indifferenza verso tutte le cose e quindi alla felicità, per noi persone di oggi dovrebbe aprire la strada a un ridimensionamento dell’attuale modo di pensare: secondo me è necessario riappropriarci dello spirito scettico per recuperare un uso proprio della ragione e l’umiltà che possa donarci la misura, contro la logica del “ciò che si sa fare si può anche fare”.

Nel secondo capitolo ho usato il pensiero weiliano per criticare alcuni assunti della religione cattolica che hanno un sapore obsoleto, ad esempio Ratzinger parla di fede nei termini di “essere con” e “rottura dell’isolamento”, ma critica il buddismo definendolo una credenza nel “nulla”, così come parla dell’omosessualità nei termini di “obbiettivo disordine”, e questo mi sembra tutto fuorché apertura.
Senza voler giudicare e considerando che ogni religione è caratterizzata da credenze proprie, bisogna ammettere che la fede appare come un sistema chiuso, incapace di aprire un dialogo con ciò che è diverso, quello che voglio dire è che nella società multiculturale in cui viviamo oggi, ciò che si chiede alle religioni in generale e a quella cattolica in particolare, non è rinunciare al proprio credo in favore di un altro, perché anche questo non sarebbe un fattore positivo, in quanto porterebbe all’annullamento delle differenze. Noi sappiamo bene che il pluralismo nel quale ci troviamo a vivere, anche se forse non siamo molto preparati ad affrontare, è una ricchezza (laddove non ci sono differenze ci sono i regimi totalitari).

La chiesa sembra del tutto incapace di aprirsi al dialogo, è qui che ci viene incontro la grande umanità e saggezza di Simone Weil, proponendoci ad esempio l’idea che “non si può dire con certezza che il Verbo non abbia avuto incarnazioni anteriori a Gesu, e che Osiride in Egitto, Krsna in India non siano da annoverare fra queste”. Inoltre Simone parla del dogma non nei termini di verità assoluta, ma di verità che deve illuminare la vita del fedele. I dogmi non sono affermazioni razionali, in questo senso la Weil porta avanti un relativismo di valori che la chiesa condanna, accusando il relativismo di dogmatismo. Quello che voglio dire è che, dopo aver analizzato lo scetticismo, mi sembra abbastanza contraddittorio questo discorso, del resto la scepsi non esclude che la verità possa essere trovata. Il relativismo, o forse è meglio parlare di “relatività”, non ha una fede propria, dovrebbe fondare semplicemente il sostrato del pluralismo.
Vedo nella chiesa l’incapacità di accettare una realtà multipla, il pluralismo culturale caratteristico della società nella quale oggi viviamo. La Chiesa è avvolta da preconcetti che impediscono il dialogo con tutta una serie di richieste fatte a gran voce dall’esterno.
Ho concluso il capitolo con una speranza perché credo che all’interno della religione cattolica ci sia ancora quella purezza capace di riscattarsi: bisogna solo volerlo.


Abstract della tesi di master in Esperto di informazione religiosa nel pluralismo contemporaneo
Università degli Studi di Siena, anno accademico 2004-2005.
Relatore: prof. Giuseppe Cognetti
Co-relatore: prof.ssa Michela Pereira
Candidata: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. >Laura Giannetti
Letto 1039 volte
Vota questo articolo
(0 Voti)
Devi effettuare il login per inviare commenti